Chi è veramente Aleksandr Gel'evič Dugin, il filosofo russo che molti considerano come l’ideologo” di Vladimir Putin?
Cari amici vi segnalo il libro di Padre Paolo Maria Siano appena pubblicato dalle Edizioni Fiducia: La metafisica del caos di Aleksander Dugin (98 pagine 10 euro). Padre Siano, considerato uno dei maggiori studiosi della Massoneria e delle società segrete, conduce in questo libro un’analisi teologica e filosofica della dottrina di Aleksander Dugin, il filosofo considerato da molti come l’ispiratore del pensiero di Vladimir Putin. Vi riporto di seguito la mia introduzione a questo importante studio.
Chi è veramente Aleksandr Gel'evič Dugin, il filosofo russo che molti considerano come l’ideologo” di Vladimir Putin?
La domanda è divenuta più attuale dopo l’invasione russa dell’Ucraina, un’”operazione militare”, come l’ha definita Putin, che è stata giudicata con simpatia e indulgenza da alcuni settori della destra conservatrice e tradizionalista. La guerra si combatte anche in rete e tra gli strumenti di disinformazione del Cremlino non ci sono solo media come Russia Today e Sputnik, ma anche una galassia di blog e canali YouTube sottoposti da molti anni a un lavoro di sistematica infiltrazione in chiave anti-occidentale. Ciò è emerso con chiarezza nel corso della pandemia di Covid del 2020-2021. La Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza 2020 dell’Intelligence italiana, consegnata al Parlamento il 1 marzo 2021, segnalava il «ricorso all’utilizzo combinato, da parte dei principali attori ostili di matrice statuale, di campagne disinformative e attacchi cibernetici, volti a sfruttare l’onda emotiva provocata dalla crisi sanitaria, nel tentativo di trasformare la pandemia in un vantaggio strategico di lungo termine» .
La pandemia, secondo questa campagna di disinformazione, è stata un’ “invenzione” delle élites finanziarie e politiche dell’Occidente per sottomettere l’umanità. Dalle posizioni “no-vax” si è passati facilmente a quelle “pro-Putin”, sulla scia dell’avversione radicale agli Stati Uniti e all’Occidente. presentati come il male assoluto a cui contrapporre un’alleanza antiglobalista planetaria. Secondo la nuova narrazione, gli agenti del Nuovo Ordine Mondiale, dopo aver creato artificialmente la pandemia, avrebbero provocato la Russia spingendola alla guerra. Il presidente della Federazione russa Vladimir Putin sarebbe il campione dei valori cristiani, quasi contro l’Impero del male euro-atlantico. “Putin difende l’identità russa, la cultura russa e la civiltà russa”, ha dichiarato il 17 marzo 2022 Aleksandr Dugin, ospite di Dritto e Rovescio, il talk show di Paolo Del Debbio su Rete4. “Questa è una guerra dei valori, dei valori russi contro i valori occidentali moderni e post-moderni. È una guerra spirituale”.
Aleksander Dugin, un prolisso filosofo conosciuto più in Occidente che in Russia, è l’ideologo di cui Vladimir Putin si serve per attirare tutti coloro che vedono nella Russia una “riserva morale” contro la depravazione morale dell’Occidente. Questi ambienti comprendono una certa destra europea, che ha sempre visto negli Stati Uniti il suo peggiore nemico, ma anche un settore del mondo pro-life, che è stato infiltrato dalla propaganda russa, fin dalla prima crisi ucraina del 2014.
Putin, come Dugin, è convinto della decadenza inarrestabile dell’Occidente e della necessità di contrapporre ad esso il mito della “Grande Russia”. Grande nel senso che dilati non solo i suoi confini, ad Oriente e a Occidente, ma che allarghi anche l’orizzonte della sua memoria storica, includendo accanto all’esperienza comunista, quella della Russia imperiale, da Ivan il Terribile a Nicola II. Quest’operazione politica si fonda su una stretta alleanza con il Patriarcato di Mosca, che oggi appoggia Putin come ieri appoggiava Stalin, conferendo al regime legittimità morale e supporto in termini di consenso.
Putin, secondo Dugin, ha l'indiscutibile e incomparabile merito di aver “salvato” la Russia, avviando il processo di “ricostruzione morale, politica e militare del Paese»; “perciò ho sempre fondamentalmente sostenuto Vladimir Putin, e lo sostengo ancora oggi. Egli è stato e rimane il migliore” .
Putin e Dugin vedono nell'egemonia americana il male assoluto da combattere con ogni mezzo “L'impero americano è il vero impero del male, (…) il nostro dovere è di combattere il male assoluto rappresentato oggi dagli Stati Uniti”. All’Occidente essi oppongono l’Eurasia, uno spazio geopolitico contrapposto all'Occidente e agli Stati Uniti d'America, che valorizzi all'opposto l'identità slavo-turco-mongola della Russia. “I fautori dell'eurasiatismo - scrive Alain de Benoist -respingono la visione (l'eredità) "occidentalista" della Russia. Essendo l'identità russa nata da una originale fusione tra elementi slavi e turco-musulmani, essi rivalutano positivamente Gengis Khan e l'Orda d'oro. Mettendo l'accento sull'elemento "turanico" della loro storia, come sull'importanza della tradizione ortodossa, denunciano il razionalismo, il materialismo e l'individualismo dell'Occidente. Contrariamente ai nazionalisti classici e agli slavofili, vedono spesso nell'esperienza sovietica la continuazione sotto altre forme dell'idea imperiale russa”
La Russia deve riprendere la sua vocazione imperiale e, a questo proposito, Dugin elenca i tre tratti principali e: l'esistenza di una missione storica o metastorica; la salvaguardia delle enclave etniche con le loro particolarità culturali, linguistiche, religiose e giuridiche; e infine il controllo di un grande spazio, «con una tendenza all'espansione in nome della missione che l'Impero deve compiere» .
L’Unione Sovietica è stata un Impero, poiché ha racchiuso i requisiti necessari che distinguono un Impero da uno Stato Nazione: una missione mondiale, rappresentata dal comunismo planetario; l'esistenza al suo interno di diverse repubbliche etniche; la sua espansione ideologica, tanto verso l'Ovest quanto verso l'Est. Nel suo Manifesto del Grande risveglio. Contro il grande Reset, Dugin afferma che la Russia di Putin, erede di Stalin e di Gengis Khan, ha la missione di «”essere il “Katéchon”, “colui che trattiene”, impedendo l’arrivo del Male finale nel mondo”. Perciò, spiega Dugin, “il risveglio imperiale della Russia è destinato ad essere un simbolo della rivolta universale dei popoli e delle culture contro le élite liberali globaliste”.
La missione imperiale della Russia si appoggia al Patriarcato ortodosso di Mosca, ma si contrappone frontalmente all’universalismo della Chiesa cattolica. “In quanto ortodossi - afferma ancora Dugin - riteniamo che, a partire dal IX secolo poco dopo l'unzione imperiale di Carlo Magno, la Chiesa cattolica abbia iniziato a separarsi dal cristianesimo universale rappresentato dalla Chiesa bizantina ortodossa. Dopo il 1054, quando si produsse il Grande Scisma d'Oriente, la Chiesa ortodossa continua a incarnare la Chiesa universale, mentre la Chiesa cattolica non rappresenta altro, malgrado le sue pretese, che un ramo eretico e inaridito”.
“La statualità mongola di Gengis Khan – sostiene ancora Dugin - ha rappresentato per la Russia un’importante esperienza di organizzazione centralizzata di tipo imperiale, che ha largamente predeterminato la nostra ascesa come Grande Potenza dal XV secolo, quando l’Orda d’Oro crollò e la Russia moscovita si insediò nello spazio dell’Eurasia nordorientale”.
Nella “Quarta teoria politica, la sua opera principale, Dugin, afferma che esiste “un oggettivo processo di degradazione nel mondo” e “i conservatori devono guidare la Rivoluzione”.
Non si tratta di reagire alla Rivoluzione culturale e morale che sta disfacendo l’Occidente, ma di farla propria. “I rivoluzionari conservatori si distinguono dai conservatori liberali e dai tradizionalisti perché vogliono assumere questo processo di degradazione, “viverlo” e portarlo alle ultime conseguente. Essi dicono: “L’attualità è repellente, ma dobbiamo viverla, passarci attraverso fino a trascinarla verso la sua stessa fine”); “in questa logica operava un gruppo di surrealisti-dadaisti, composto da Arthur Cravan, Jacques Rigaut, Julien Thorma e Jacques Vaché, che esaltavano il suicidio. I critici le consideravano vuote vanterie, ma tutti insieme si sono pubblicamente uccisi, dimostrando che l’arte e il surrealismo erano, almeno per loro, questioni così gravi da dare la vita per esse”.
Agli uomini dell’Occidente Dugin propone dunque il suicidio collettivo, come atto auto-distruttivo esemplare. Sul piano sociale questa autodissoluzione coincide con il caos. “Dobbiamo imparare a pensare con il caos e dentro il caos» afferma perentoriamente Dugin .
La geopolitica del caos di cui ci hanno parlato molti analisti, è assunta da Dugin come un fuoco rigeneratore che vedrà la fine dell’Occidente e la rinascita della Grande Russia e la sua missione nel mondo. Essa corrisponde al sogno postmoderno del Nuovo Disordine Mondiale che succede a quello novecentesco del Nuovo ordine Mondiale
Più che opportuno dunque è lo studio che ad Aleksander Dugin ha dedicato il padre Paolo Siano, in una serie di articoli su Corrispondenza Romana, qui raccolti in un unico volume. Padre Siano è uno dei maggiori studiosi italiani e internazionali della Massoneria e ha tutti gli strumenti intellettuali per penetrare la sostanza del pensiero negativo di Dugin, sintetizzato nell’efficace formula della “Metafisica del caos”. Dugin teorizza infatti la discesa necessaria ed irreversibile nell’abisso del male, il rifiuto della logica aristotelica e della ragione, la rivalutazione del Caos come principio primordiale ed eterno dell’universo.
L’analisi di padre Siano è rigorosamente teologica e filosofica e non entra, se non indirettamente, nell’ambito politico. Ma chi vuole comprendere la visione geopolitica di Vladimir Putin e quella del suo ideologo Aleksander Dugin, deve risalire al fondamento metafisico di questa dottrina. Padre Paolo Siano ce la fa conoscere in profondità
Visita Edizioni Fiducia: La metafisica del caos di Aleksander Dugin