Roberto de Mattei
Podcast di Roberto de Mattei
La moda cristiana nell’insegnamento della Chiesa
0:00
-8:36

La moda cristiana nell’insegnamento della Chiesa

Lo scorso 9 giugno si è svolto a Londra un importante evento al quale ho avuto l’onore di partecipare: la presentazione di quattro libri pubblicati da una nuova casa editrice britannica la Calx Mariae Publishing

Ho partecipato molto volentieri a questo evento, perché la nascita e la presentazione di una casa editrice è sempre un fatto importante, ma lo è soprattutto nel nostro tempo, in cui il web sembra prevalere sulla carta stampata.  

I quattro libri presentati erano due classici della spiritualità e della teologia, Cristianesimo vissuto di dom François de Sales Pollien e Il senso cristiano della storia, di dom Prosper Guéranger, per la prima volta tradotti in inglese; e poi il libro di Virginia Coda Nunziante, La Moda cristiana secondo l’insegnamento della Chiesa e il mio libro La Chiesa nelle tempeste. Il primo millennio di storia della Chiesa, pubblicait in Italia il primo dalla casa editrice Fiducia, il secondo dalla casa editrice Sugarco.

Ho già avuto modo di parlare a Radio Roma Libera di Cristianesimo vissuto di dom Pollien: un manuale di spiritualità cattolica che ci ricorda l’importanza dei princìpi nella vita del cattolico. Ciò che fa un uomo sono i princìpi a cui si si richiama, ma questi princìpi devono essere vissuti con coerenza, in modo che la vita del cristiano testimoni la verità di ciò che egli professa.

Una applicazione di questa tesi fondamentale ce la offre proprio il campo della moda, che non riguarda solo l’abbigliamento femminile, ma comprende molteplici manifestazioni dell’attività umana, atteggiamenti sociali e modi di pensare dell’opinione pubblica. Per questo oggi vorrei soffermarmi sul libro che a questo tema ha dedicato Virginia Coda Nunziante (La moda cristiana nell’insegnamento della Chiesa, Edizioni Fiducia, Roma 2022, pp.117; euro 12; tr. inglese, Christian Fashion in the Teaching of the Church, Calx Mariae, London 2022, pp. 108, £12.00). 

Virginia Coda Nunziante è una cattolica militante che ha dedicato la sua vita all’apostolato e per dieci anni ha organizzato la Marcia per la Vita in Italia. In questo volume raccoglie i principali discorsi sul tema della moda cristiana dei Papi del ventesimo secolo, facendoli precedere da una sua approfondita introduzione

  La moda pone innanzitutto un problema morale oggi spesso dimenticato. Papa Pio XII in un discorso dell’8 novembre 1957 alla Unione Latina dell’Alta Moda, lo riassume in questi termini: “la cosiddetta relatività della moda rispetto ai tempi, ai luoghi, alle persone, alla educazione non è una valida ragione per rinunziare « a priori» a un giudizio morale su questa o quella moda che nel momento oltrepassa i limiti della normale pudicizia. (…) Ma per quanto vasta ed instabile possa essere la relatività morale della moda, esiste sempre un assoluto da salvare, dopo aver ascoltato il monito della coscienza, nell’avvertire il pericolo: la moda non deve mai fornire un’occasione prossima di peccato”. 

Pio XII esprime in queste parole una norma assoluta: se una moda induce altri al peccato, è in sé intrinsecamente cattiva e deve essere rifiutata da ogni cristiano. E’ questo un limite morale invalicabile. Le mode cambiano, ma la morale cattolica non muta, perché è oggettiva e assoluta nei suoi princìpi. La moda deve piegarsi ai principi della morale che pone dei limiti che nessuna moda dovrebbe oltrepassare.

Virginia Coda Nuziante ci ricorda però che la moda è anche l’espressione storica del modo di pensare e di vivere di una società e, sotto questo aspetto, può essere oggetto di un giudizio, non necessariamente morale ma storico. I cambiamenti della moda nella storia ci aiutano infatti a comprendere i mutamenti culturali e sociali, che a loro volta possono essere oggetto di giudizio da parte della filosofia o della teologia cristiana della storia. In questo senso lo stesso Pio XII afferma che “La società, per così dire, parla col vestito che indossa; col vestito rivela le segrete sue aspirazioni, e di esso si serve, almeno in parte, per edificare o distruggere il proprio avvenire” (Discorso dell’ 8 novembre 1957.)

Lo stesso Pio XII, pochi mesi dopo la sua elezione, in un discorso alla Gioventù femminile di Azione Cattolica del 6 ottobre 1940, affermava che: “Moda e modestia dovrebbero andare e camminare insieme come due sorelle, perché ambedue i vocaboli hanno la medesima etimologia, dal latino modus vale a dire la retta misura, al di là e al di qua della quale non può trovarsi il giusto. Ma la modestia non è più di moda. Simile a quei poveri alienati che, avendo perduto l’istinto di conservazione e la nozione del pericolo, si gettano nel fuoco o nei fiumi, non poche anime femminili, dimentiche per ambiziosa vanità della modestia cristiana, vanno miseramente incontro a pericoli, ove la loro purezza può trovare la morte. Esse subiscono la tirannia della moda, anche immodesta, in maniera tale che sembrano non sospettarne più nemmeno la sconvenienza; esse hanno perduto il concetto stesso del pericolo, l’istinto della modestia”.  

La moda in fondo è lo stile di una persona. Ma lo stile esprime le idee che ci guidano. Nella presentazione del suo libro a Londra Virginia Coda Nunziante ha proposto questo significativo esempio: immaginiamo una bella chiesa dove si celebri con scrupolo, esattezza e magnificenza la Messa secondo il Rito Romano Antico. 

La liturgia, gli abiti dei celebranti, la musica, il raccoglimento, tutto forma a creare un’atmosfera opposta a quella dell’edonismo, del relativismo, della dissipazione oggi dominanti nelle strade delle nostre città. Questa scena implica una filosofia di vita ordinata a Dio, che è la filosofia di vita cristiana, ordinata non alla ricerca spasmodica del piacere dell’uomo, ma alla sua santificazione e alla gloria di Dio. In questa scena c’è una suprema coerenza.

Ma cosa diremmo se il sacerdote che celebra il Santo Sacrificio della Messa, uscisse dalla chiesa indossando una maglietta, pantaloni corti e sandali? Sarebbe incoerente, perché così come esistono vesti sacre idonee per celebrare la Messa, esiste un abito talare che è il modo di vestirsi con cui ogni giorno il sacerdote ricorda a sé stesso e agli altri la propria vocazione. 

Ma perché il sacerdote dovrebbe avere il dovere di manifestare sempre la sua identità e il laico, il semplice cristiano, non dovrebbe anch’egli avere il dovere di parlare, muoversi e vestirsi da cristiano? Ciò vale sia per l’uomo che per la donna, che nel proprio ordine esteriore dovrebbero sempre esprimere l’ordine interiore a cui tendono che è il riflesso dell’infinita bellezza che è Dio.   

E’ questo il Cristianesimo vissuto e per questo esiste una moda Cristiana.

0 Comments
Roberto de Mattei
Podcast di Roberto de Mattei
Analisi e commenti sull’attualità religiosa, politica e culturale.