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Il documento del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani : un miraggio che porta al caos?
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Il documento del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani : un miraggio che porta al caos?

Il 13 giugno è stato presentato in Vaticano un documento del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani dal titolo “Il Vescovo di Roma. Primato e sinodalità nei dialoghi ecumenici e nelle risposte all’enciclica Ut unum sint”, pubblicato con l’approvazione di Papa Francesco.

Il documento vuole essere una sintesi della discussione seguita all’enciclica Ut unum sint di  Giovanni Paolo II sulla questione del primato petrino e si conclude con una proposta del Dicastero che individua i suggerimenti più significativi avanzati per un rinnovato esercizio del ministero del Vescovo di Roma “. 

Va sottolineato che il testo non è un’enciclica, una dichiarazione, o, comunque, un documento papale, quale ad esempio, la dichiarazione Fiducia Supplicans, ma è un “documento di studio” senza pretesa di proporre un nuovo Magistero. Il cardinale Koch, prefetto del Dicastero, lo ha spiegato, affermando che il testo “non pretende di esaurire l’argomento né di riassumere il magistero cattolico su di esso“. 

E’ un documento insomma che riassume una discussione, ma che allo stesso tempo la rilancia. E poichè è lecito discuterne, vorrei riportare i passi centrali di un intervento, che mi è sembrato fino a questo momento tra i più stringenti, quello di mons. Marian Eleganti, fino al 2021 vescovo ausiliare di Coira.

Riguardo al problema del primato di giurisdizione papale, mons. Eleganti ritiene sbagliato “considerare l’accettazione del primato di giurisdizione papale cattolico romano da parte di altri cristiani come un criterio per la sua validità e legittimità e comprendere o esercitare il papato di conseguenza (in modo nuovo, diverso) rispetto a prima. Non si può parlare di declassare l’ufficio di Pietro finché non diventi accettabile per il maggior numero possibile di cristiani separati, ma non sia più ciò che Cristo vuole che sia”. Il criterio è quindi se esso nella sua forma attuale corrisponde a questa volontà e alla verità del Vangelo. (…). “Qui il fattore decisivo deve essere la verità o la volontà di Dio, non il consenso con i fratelli separati. La questione è di carattere fondamentale. Tocca le radici del cattolicesimo romano”.

Per la Chiesa – continua –  si tratta di una questione di essere e non essere, una questione ecclesiologica fondamentale, ossia il dove o il luogo dell’unica, vera e visibile forma piena della Chiesa di Cristo. In breve: dov’è (esiste) l’unica, vera e visibile Chiesa di Cristo? Conosciamo la risposta cattolica: la Chiesa cattolica romana. A nostro avviso, anche dopo il Concilio Vaticano II, non ce n’è e non ce ne sarà un’altra. Ma le altre “chiese” certamente non saranno mai d’accordo. Per questo motivo, sono visibilmente separate da noi – almeno in termini di giurisdizione”.

Lo sviluppo del ministero della Chiesa dai giorni degli apostoli deve essere considerato come un continuum ispirato e guidato dallo Spirito Santo, fino alle massime dichiarazioni sul ministero petrino del Concilio Vaticano I. La Chiesa non può certo tornare al periodo della Riforma, al primo millennio o addirittura all’epoca apostolica, relativizzando le affermazioni dogmatiche dei Papi e dei Concili nel corso dei secoli. 

Mons. Eleganti critica inoltre le posizioni di chi considera il Papato un ministero dell’unità, ma sinodale, cioè capace di conquistare una maggioranza e vincolante solo se la maggioranza degli interessati (cioè tutti i cristiani) ha deciso in tal senso. “il Papa come moderatore e guida del sinodo, niente di più, al massimo come testimone credibile, che ovviamente viene anche contraddetto”. 

A questa concezione collega la reintroduzione del titolo di “Patriarca d’Occidente”, come attributo del Romano Pontefice dopo che Benedetto XVI lo aveva abbandonato. “È un guadagno?” , si chiede. “Personalmente, – risponde – penso che sia un passo indietro e un discutibile autoannullamento dello sviluppo dottrinale cattolico romano riguardo all’ufficio petrino, che è sempre stato un pomo della discordia nella nostra questione, non solo a causa del fallimento morale dei papi, ma molto più fondamentalmente e teologicamente o in termini di politica ecclesiastica. Affermare nuovamente che il papato è di diritto divino e umano, per poter relativizzare storicamente e criticamente il suo esercizio giurisdizionale attraverso quest’ultima aggiunta, significa per me non credere nella Chiesa come istituzione divina. Ancora una volta: “Credo nello Spirito Santo, nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica”. (…)  Mettere in discussione questo significa, secondo la concezione cattolica romana dello sviluppo del dogma, mettere in discussione l’infallibilità della Chiesa di Cristo in generale e del Papa in particolare” (…).

Si potrebbe anche parlare di riunificazione”, aggiunge, ma tale riunione dovrebbe avvenire nella verità, e non come una forma di primato d’onore del Romano Pontefice per imbiancare una cristianità che rimane visibilmente separata di fatto e non riesce a raggiungere un consenso su questioni ecclesiologiche e dogmatiche essenziali. 

Mons. Eleganti conclude: “Dovete decidere la questione nella vostra coscienza. Così come Gesù annunciò pessimisticamente (?) o realisticamente che ci saranno sempre guerre, il dissenso nella cristianità su questioni come il ministero petrino e altre rimarrà purtroppo una realtà (…). Restiamo peccatori, e la nuova proposta o la nuova base di discussione non è altro che un debole tentativo di coesione, ma non di unità nella verità indivisibile che vale per tutti. Per noi questa verità è chiaramente quella cattolica romana, o volete forse sostenere che la Chiesa cattolica romana si è allontanata dalla verità di Cristo e dalla Sua volontà nel XIX secolo, in occasione del Vaticano I, con la dogmatizzazione del primato universale di giurisdizione del Papa (ex sese non ex consensu)? Eppure si trattava proprio dell’infallibilità!”

“No, il percorso proposto dal nuovo documento è per me un “miraggio” sui generis, che porta al caos o che calpesta l’esistente”. Come non condividere questa affermazione di mons. Eleganti?

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