C’è un luogo comune piuttosto diffuso secondo cui il surriscaldamento globale minaccerebbe l’umanità e l’uomo sarebbe il principale responsabile di questa situazione. Il cambiamento climatico, causato dalle attività umane (in particolare l’uso di combustibili fossili, la deforestazione e l’agricoltura intensiva), avrebbe raggiunto un punto critico tale da costituire una minaccia urgente per l’ambiente, la salute, la stabilità economica e la pace nel mondo. Per affrontare questa emergenza, sarebbero necessarie misure incisive in diversi settori — energia, trasporti, industria e agricoltura — che l’Unione Europea ha riassunto nella formula della “transizione green” o “Green Deal”.
Cominciamo col dire che la tesi del surriscaldamento globale è ampiamente sovrastimata. In un articolo pubblicato su Libero il 6 luglio, Antonio Socci ha riportato una serie di dati scientifici che dimostrano come, ai nostri giorni, si muoia più per il freddo che per il caldo. Secondo le statistiche, infatti, i decessi per freddo superano di 9 a 1 quelli per caldo, e le temperature più elevate starebbero attualmente riducendo il numero totale di morti. Luigi Mariani, docente di agrometeorologia, sulla base di studi scientifici recenti, afferma che a livello globale, tra il 2000 e il 2019, il 91% dei decessi dovuti a temperature estreme è stato provocato dal freddo e solo il 9% dal caldo. Questa conclusione non è nuova: già dieci anni fa, una ricerca internazionale pubblicata sulla prestigiosa rivista The Lancet giungeva alle stesse considerazioni, basandosi sull’analisi di 74 milioni di decessi in 12 diversi Paesi. Quando i media enfatizzano solo le morti per caldo, offrono una visione distorta della realtà.
Ma anche ammesso che i cambiamenti climatici siano in corso, ci si deve chiedere: sono causati dall’uomo o dalla natura? E, in tal caso, in che misura?
Non è certo la prima volta che si verificano mutamenti climatici. Il clima del Medioevo, ad esempio, fu mite, come i suoi costumi. Il XIV secolo, che segnò il passaggio all’età moderna, conobbe invece un netto irrigidimento delle temperature. In quel periodo si verificò un’avanzata dei ghiacciai alpini e polari, che portò, tra le altre conseguenze, alla scomparsa della vite in Inghilterra. L’abbassamento del limite meridionale dei ghiacciai e l’aumento della piovosità causarono frane, inondazioni e alluvioni, con la conseguente riduzione della superficie coltivabile e l’insorgere di carestie. La denutrizione indebolì la popolazione europea, rendendola più vulnerabile a malattie come la peste nera, che a metà del Trecento uccise almeno un terzo della popolazione. Gli storici Ruggero Romano e Alberto Tenenti hanno documentato questo ciclo ricorrente tra carestie ed epidemie nel loro libro Alle origini del mondo moderno 1350-1550 (Feltrinelli, Milano 1967).
Queste calamità non erano dovute all’uomo, ma alla natura. Tuttavia, il fatto che Dio, padrone della natura, le avesse permesse, venne interpretato come un castigo per i peccati umani. In tal senso, gli uomini furono ritenuti moralmente responsabili delle catastrofi naturali. Non si trattava della fine del mondo, ma della fine di un’epoca. Nella storia, le sciagure naturali hanno sempre accompagnato le infedeltà e l’apostasia delle nazioni. Accadde alla fine del Medioevo cristiano, e sembra ripetersi oggi.
L’uomo moderno, nella sua hybris prometeica, ha tentato di sovvertire le leggi della natura. Ma nella sua sfida all’ordine divino e naturale dell’universo, non può che essere sconfitto. La modernità ha voluto sostituire l’adorazione di Dio con quella dell’uomo. Ora, di fronte al fallimento di questo progetto, l’ideologia postmoderna ha sostituito l’adorazione dell’uomo con quella della natura. È questa la forma più radicale dell’ideologia “green”. Il “pianeta Terra” diventa non solo una patria, ma una vera e propria religione terrestre.
Questa visione ha trovato spazio anche all’interno della Chiesa sotto il pontificato di papa Francesco, concretizzandosi simbolicamente nell’intronizzazione della Pachamama — la Madre Terra delle popolazioni amerindie — nei Giardini Vaticani il 4 ottobre 2019, alla vigilia del Sinodo post-amazzonico.
Il nuovo Papa, Leone XIV, è un sostenitore di questa ideologia? Non vogliamo crederlo. Il 9 luglio 2025 è stata celebrata la Messa per la Custodia della Creazione nel Giardino della Madonnina del “Borgo Laudato si’” di Castel Gandolfo. Il Papa ha concluso la sua omelia con le parole di sant’Agostino, che nelle Confessioni associa l’uomo e il creato in una lode cosmica: «Le tue opere ti lodano affinché ti amiamo, e noi ti amiamo affinché ti lodino le tue opere» (Confessioni, XIII, 33, 48). E ha aggiunto: “Sia questa l’armonia che diffondiamo nel mondo”.
L’armonia evocata dal Papa e da sant’Agostino è antitetica a quella proposta dall’ideologia verde. La retta ragione e la divina Rivelazione ci insegnano che l’uomo, creato a immagine di Dio, è posto al vertice della scala gerarchica della creazione. La natura è un dono affidato all’uomo per aiutarlo a raggiungere il suo fine soprannaturale. Un acuto teologo del Novecento, mons. Pier Carlo Landucci, ricordava: “Il mondo è la casa dell’uomo, donata dal Creatore dell’uomo. Non dunque l’uomo per la casa, ma la casa per l’uomo; il quale però è tenuto, per rispetto al divino Donatore e per il suo stesso bene, a difendere e conservarne i valori: ecco l’‘ecologia’ nel suo razionale e morale fondamento” (Istinto e intelligenza negli animali?, in Palestra del Clero, n. 14, 15 luglio 1985, p. 14).
L’uomo deve rispettare la natura e le sue leggi, che non sono solo fisico-chimiche, ma anche religiose e morali. Non solo gli individui, ma anche i popoli sono chiamati a rispettarle. Se l’uomo si ribella a Dio o si allontana da Lui, anche la natura si ribella o si allontana dall’uomo. Così è accaduto in tutte le epoche di crisi spirituale e morale, e così sembra accadere oggi, con il caos climatico che ci aggredisce e che potrebbe manifestarsi in improvvisi castighi naturali.
“Però — ha affermato il Papa a Castel Gandolfo — nel cuore dell’anno del Giubileo noi confessiamo, e possiamo dirlo più volte: c’è speranza! L’abbiamo incontrata in Gesù. Egli ancora calma la tempesta. Il suo potere non sconvolge, ma crea; non distrugge, ma dà vita. E anche noi ci chiediamo: ‘Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?’” (Mt 8,27).
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