La scorsa settimana ho parlato su RadioRomaLibera dell’arte di utilizzare le proprie colpe secondo l’insegnamento di san Francesco di Sales (https://www.radioromalibera.org/larte-di-utilizzare-le-proprie-colpe/). Ma quest’arte, questo atteggiamento spirituale che ci aiuta a vincere lo scoraggiamento dopo le nostre cadute, presuppone la pratica di un sacramento oggi molto trascurato: quello della penitenza. Oggi nelle chiese si formano lunghe file al momento della comunione, ma non ci sono file ai confessionali. La confessione è accantonata perché si è perduto non solo il senso del peccato, ma anche il sentimento di un Dio che giudica le nostre colpe. La comunione è vista come un atto collettivo, che ci mette in sintonia con la comunità cristiana, mentre la confessione sembra essere un sacramento privo della dimensione comunitaria, perché è intesa, riduttivamente, come l’incontro con un singolo uomo, il sacerdote, in cui si fatica a riconoscere il rappresentante di Dio. Il fatto che i sacerdoti spesso ricevano i penitenti fuori dal confessionale, in maniera amichevole e colloquiale, favorisce questa interpretazione umana, più che divina, del sacramento.
L’importanza della confessione frequente
L’importanza della confessione frequente
L’importanza della confessione frequente
La scorsa settimana ho parlato su RadioRomaLibera dell’arte di utilizzare le proprie colpe secondo l’insegnamento di san Francesco di Sales (https://www.radioromalibera.org/larte-di-utilizzare-le-proprie-colpe/). Ma quest’arte, questo atteggiamento spirituale che ci aiuta a vincere lo scoraggiamento dopo le nostre cadute, presuppone la pratica di un sacramento oggi molto trascurato: quello della penitenza. Oggi nelle chiese si formano lunghe file al momento della comunione, ma non ci sono file ai confessionali. La confessione è accantonata perché si è perduto non solo il senso del peccato, ma anche il sentimento di un Dio che giudica le nostre colpe. La comunione è vista come un atto collettivo, che ci mette in sintonia con la comunità cristiana, mentre la confessione sembra essere un sacramento privo della dimensione comunitaria, perché è intesa, riduttivamente, come l’incontro con un singolo uomo, il sacerdote, in cui si fatica a riconoscere il rappresentante di Dio. Il fatto che i sacerdoti spesso ricevano i penitenti fuori dal confessionale, in maniera amichevole e colloquiale, favorisce questa interpretazione umana, più che divina, del sacramento.