Un veliero di 56 metri, progettato per affrontare l’Oceano in tempesta, e considerato inaffondabile, cola a picco in quindici minuti, in seguito a una modesta tromba d’aria a un centinaio di metri dalla riva, mentre tutt’intorno piccole imbarcazioni sostengono senza danni il tornado. Il naufragio dello yacht Bayesian, avvenuto il 19 agosto 2024 nella rada del porto di Porticello, in provincia di Palermo, ha scosso l’opinione pubblica per la dinamica dell’incidente, ma anche per l’identità dei suoi protagonisti.
Il veliero era infatti di proprietà del magnate britannico Mike Lynch, che aveva organizzato una crociera per festeggiare la sua assoluzione in un processo che lo aveva visto accusato di una truffa da 10 miliardi di dollari relativa alla vendita della sua azienda di software alla Hewlett-Packard (HP), nel 2011. Dopo oltre dieci anni di traversie giudiziarie, il 6 giugno di quest’anno, una giuria statunitense aveva assolto l’imprenditore da tutti i capi d’imputazione. Lynch aveva invitato sul suo lussuoso panfilo un ristretto gruppo di amici, tra cui il suo avvocato nel processo, Christopher Morvillo, e il presidente di Morgan Stanley International, Jonathan Bloomer, la cui testimonianza è stata decisiva per salvarlo nella causa. Sette persone su 22 sono morte nel naufragio: tra queste i tre amici Lynch, Morvillo e Bloomer. Per una singolare coincidenza il socio in affari di Lynch, Stephen Chamberlain, anch’egli co-imputato nel processo, è morto alla vigilia del naufragio, travolto da un’auto mentre faceva jogging vicino alla sua abitazione in Inghilterra.
Se a ciò si aggiunge l’esistenza di rapporti tra l’azienda di Lynch, l’intelligence britannica e il Mossad, si comprende come la vicenda abbia sollevato inquietanti interrogativi. Attendiamo l’indagine della magistratura per capire se, oltre agli eventi atmosferici, ci siano state responsabilità umane, colpose o dolose. Nulla si può escludere, ed è lecito avanzare tutte le ipotesi. Però quando le vicende umane ci appaiono incomprensibili, dobbiamo ricordare che il caso non esiste e che in tutto ciò che accade c’è un messaggio divino che parla alla nostra intelligenza e al nostro cuore. Quale potrebbe essere il messaggio che ci trasmette il misterioso affondamento del Bayesian?
Forse questo: non basta essere ricchi e potenti, sfuggire alla giustizia umana, per cantare vittoria e illuderci di aver beffato il mondo. Ciò che vale non è il giudizio degli uomini, ma quello di Dio. E Dio può chiamarci in ogni momento a rendere conto delle nostre azioni. Non lasciamoci abbagliare da ciò che di più attraente ci offre il mondo: ciò che conta è solo il Regno di Dio e la sua giustizia. La festa può finire improvvisamente e trasformarsi in tragedia. Ciò vale per gli uomini, ma anche per le nazioni, che possono essere giudicate da un momento all’altro della loro storia. E’ la Sacra Scrittura stessa, nel Libro di Daniele, a ricordarcelo.
Il principe babilonese Baldassar, figlio del Re Nabucodonosor aveva imbandito un banchetto con mille invitati, al quale partecipavano i suoi grandi, le sue mogli e le sue concubine. Durante il festino apparve su un muro una scritta con queste tre misteriose parole: Mene, Tekel, Fares. Il re, spaventato, ordinò che si convocassero gli astrologi, i caldei e gli indovini, ma nessuno di essi riuscì a spiegare il significato di queste parole. Allora la regina suggerì al sovrano di consultare Daniele, che si era reso noto per la sua capacità di interpretare i sogni e sciogliere gli enigmi. Daniele venne convocato alla presenza del Re, che gli offrì grandi doni se fosse riuscito a spiegare queste oscure parole. Daniele rifiutò i regali del Re, ma gli diede la spiegazione richiesta:
“Tu hai insolentito contro il Signore del cielo e sono stati portati davanti a te i vasi del suo tempio e in essi avete bevuto tu, i tuoi dignitari, le tue mogli, le tue concubine: tu hai reso lode agli dei d’oro, d’argento, di bronzo, di ferro, di legno, di pietra, i quali non vedono, non odono e non comprendono e non hai glorificato Dio, nelle cui mani è la tua vita e a cui appartengono tutte le tue vie. Da lui fu allora mandata quella mano che ha tracciato quello scritto, di cui questa è la lettura: Mene, Tekel, Fares, e questa ne è l’interpretazione: Mene: Dio ha contato i giorni del tuo regno, e vi ha posto termine. Tekel: tu sei stato pesato sulle bilance e sei stato trovato mancante. Fares: il tuo regno è diviso e sarà dato ai Medi e ai Persiani. (…) In quella stessa notte Baldassàr re dei Caldei fu ucciso: Dario il Medo ricevette il regno, all’età di circa sessantadue anni” (Daniele 5, 23-30).
Il padre Giuseppe Brunengo (1821-1891), nel suo imponente studio storico sulla fine dell’Impero di Babilonia scrive: “Circa sei secoli dunque dopo la conquista di Ciro, la distruzione di Babilonia, dopo una lunga decadenza ed agonia, si vide consumata. Le case, i palazzi, i templi, i monumenti dell’immensa città, la reggia medesima co’ suoi giardini pensili, e quelle mura colossali che erano la meraviglia del mondo, ogni cosa non era più che un mucchio di rovine, e quasi un vasto mare ondeggiante di tumuli, ossia d i tombe gigantesche, in mezzo alle quali l’Eufrate, unico vivente, per dir così, in quel regno di morte e desolazione, continuava il tacito e maestoso suo corso verso l’Oceano” (L’Impero di Babilonia e di Ninive dalle origini fino alla conquista di Ciro, descritto secondo i Monumenti cuneiformi comparati colla Bibbia, Tip.Giachetti, Prato 1885, vol. II, pp. 519-520).
Mene, Tekel, Fares. Queste parole ci ricordano che per ognuno, giunge il giorno del redde rationem, del rendere conto a Dio del nostro operato. Ecco una chiave di lettura non complottista, ma religiosa e morale, di quanto è accaduto sulla costa di Palermo e di quanto potrebbe accadere a una società che trasgredisce allegramente la legge naturale e divina mentre forse è alla vigilia di un drammatico naufragio.
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