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Guerra e divisioni nella Chiesa. Il Magistero di Pio XII (1944-2024)
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Guerra e divisioni nella Chiesa. Il Magistero di Pio XII (1944-2024)

Il 2 giugno 1944 Pio XII rivolgeva un discorso ai cardinali che gli avevano presentato gli auguri in occasione della festa di Sant’Eugenio. Era il quinto anno della Seconda guerra mondiale e il Papa affermava che: “La Città eterna, cellula madre di civiltà, e lo stesso territorio sacro intorno al sepolcro di Pietro, hanno dovuto sperimentare e provare quanto lo spirito degli odierni metodi di guerra, per molteplici cause fattisi sempre più feroci, si sia allontanato da quelle indefettibili norme, che un tempo erano ritenute come leggi inviolabili.” Il bombardamento di San Lorenzo era già avvenuto e il Papa levava il suo ammonimento: “Chiunque osasse levare la mano contro Roma, sarebbe reo di matricidio dinanzi al mondo civile e nel giudizio eterno di Dio”.

In questo discorso del giugno 1944, Pio XII ricordava inoltre il significato del Primato della Chiesa Romana, racchiuso nel comando del Signore al suo Vicario: « Pasce agnos meos! Pasce oves meas! Pasci i miei agnelli! Pasci le mie pecorelle! » (Ioann., 21, 15-17).

 “Questo divino mandato, che dal primo Pietro attraverso la lunga serie dei Romani Pontefici è trapassato fino a Noi, indegno loro Successore – affermava Papa Pacelli – abbraccia nel confuso e dilaniato mondo odierno un cumulo ancor più elevato di sacre responsabilità, e incontra impedimenti e opposizioni, che esigono dalla Chiesa, nel suo Capo visibile e nei suoi membri, una accresciuta alacrità e vigilanza”. 

Il Papa ricordava le divisioni che avevano lacerato la Chiesa con queste parole: “Oggi infatti più che mai all’occhio di ogni chiaroveggente e giusto osservatore si rivela il bilancio tristemente passivo, che le scissioni dalla Chiesa Madre nel corso dei secoli hanno cagionato alla Cristianità. (…). La Chiesa Madre cattolica romana, rimasta fedele alla costituzione ricevuta dal divino suo Fondatore, e che anche oggi sta ferma nella solidità della pietra, sulla quale la volontà di Lui la edificò, possiede nel primato di Pietro e dei suoi legittimi Successori la sicurezza, garantita dalle promesse divine, di custodire e di trasmettere integra ed inviolata, attraverso secoli e millenni, sino alla fine dei tempi, tutta la somma di verità e di grazia che nella missione redentrice di Cristo è contenuta.

Pio XII così continuava: “Fra Cristo e Pietro vive dal dì della promessa presso Cesarea di Filippo e dell’adempimento sul mare di Tiberiade un vincolo misterioso ma eminentemente reale, occorso una volta nel tempo, ma che affonda le sue radici negli eterni consigli dell’Onnipotente. Il Padre celeste, che a Simone figlio di Giona rivelava il mistero della divina figliolanza di Cristo e lo rendeva così atto a rispondere con una aperta e pronta confessione alla domanda del Redentore, aveva fin dalla eternità predestinato il pescatore di Betsaida al suo singolare ufficio; e Cristo stesso non fece che compire la volontà del Padre, quando nella promessa e nel conferimento del primato usò espressioni, le quali dovevano fissare per sempre la unicità della posizione privilegiata attribuita a Pietro”.

Coloro pertanto i quali — come, or non è molto, è stato affermato (o meglio, ripetuto) da alcuni rappresentanti di confessioni religiose che si professano cristiane — dichiarano non esservi un Vicario di Cristo in terra, perché Cristo stesso ha promesso di rimanere con la sua Chiesa come suo Capo e Signore fino alla consumazione dei secoli, oltre che sottraggono ad ogni ufficio episcopale il suo fondamento, disconoscono e travisano il senso profondo del primato pontificio, che è non negazione, ma adempimento di quella promessa. Poiché, se è vero che Cristo nella pienezza della sua potenza divina dispone delle più svariate forme di illuminazione e di santificazione, nelle quali è realmente con quelli che lo confessano; non è men certo che Egli ha voluto affidare a Pietro e ai suoi Successori la guida e il governo della Chiesa universale e i tesori di verità e di grazia della sua opera redentrice. Le parole di Cristo a Pietro non lasciano alcun dubbio sul loro senso: così hanno riconosciuto e creduto l’Occidente e l’Oriente in tempo non sospetto e con mirabile armonia.

 Voler creare una opposizione fra Cristo come Capo della Chiesa e il suo Vicario, voler vedere nell’affermazione dell’uno la negazione dell’altro, significa stravolgere le più chiare e luminose pagine del Vangelo, chiudere gli occhi dinanzi alle testimonianze più antiche e venerande della tradizione, e privare la Cristianità di quella eredità preziosa, la cui retta conoscenza e stima, al momento a Dio solo noto e mercé il lume della grazia da lui soltanto impartito, potrà suscitare nei fratelli separati il desiderio nostalgico della casa paterna e la volontà efficace di farvi ritorno”.

  Pio XII ricordava: “Quando, ogni anno, la sera precedente la festa dei Principi degli Apostoli, Noi visitiamo la Nostra Patriarcale Basilica Vaticana, per implorare sulla tomba del primo Pietro la forza di servire il gregge affidatoCi secondo i disegni e i fini dell’eterno e Sommo Sacerdote, dalla maestosa trabeazione di quel tempio eccelso appariscono al Nostro sguardo in fulgido mosaico le potenti parole, con cui Cristo manifestò il suo proposito di edificare la Chiesa sulla rocca di Pietro, e Ci ricordano il Nostro impreteribile dovere di conservare intatto questo incomparabile retaggio del Redentore divino. Mentre poi vediamo rifulgere dinanzi a Noi la gloria del Bernini, e sopra la Cattedra, sorretta in alto dalle gigantesche figure di un Ambrogio e di un Agostino, di un Atanasio e di un Giovanni Crisostomo, miriamo risplendere e dominare in magnifica luce il simbolo dello Spirito Santo, Noi sentiamo e sperimentiamo tutto il carattere sacro, tutta la missione sovrumana, che la volontà del Signore con l’assistenza dello Spirito da lui promesso e mandato ha conferito a questo punto centrale della Chiesa di Dio vivo, « columna et firmamentum veritatis » (I Tim. 3, 15).

Colonna e firmamento della Verità”: tale rimane oggi la Sede Apostolica romana, mentre sette Papi dal 1944 si sono succeduti e una grave crisi si è aperta, nell’ultimo mezzo secolo, all’interno della Chiesa cattolica e della società intera. Ottant’anni fa il mondo era immerso in una guerra immane, oggi sembra essere alla vigilia di un conflitto globale ancora più terribile. Ma oggi come ieri, la soluzione di ogni problema, sta nella Chiesa di Roma e non fuori o contro di Essa.

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