Roberto de Mattei
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Come sant’Agostino parla ancora ai nostri tempi
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Come sant’Agostino parla ancora ai nostri tempi

Il 28 agosto si celebra la festa liturgica di sant’Agostino, Vescovo e Dottore della Chiesa.

La voce di sant’Agostino parla ai nostri tempi per la sua capacità di andare a fondo nei problemi filosofici e morali anche più difficili, con una semplicità di stile e una immediatezza di linguaggio che ne fanno un autore più che moderno contemporaneo. La modernità, infatti, invecchia, la contemporaneità è sempre viva.  

 La vita di Aurelio Agostino, era questo il suo nome, si situa tra il 354 e il 430 dopo Cristo. Nasce a Tagaste un grosso borgo della Numidia, dunque in Africa del nord, una terra che allora era cristiana.  

E’ un giovane di estrema intelligenza, ma conduce una vita sregolata, provocando le lacrime della madre Monica, fervente cristiana, che un giorno, come lui, sarà canonizzata dalla Chiesa. 

Ha per oltre dieci anni una relazione con una donna, da cui ha un figlio, Adeodato. Aderisce alla setta dei manichei. Intanto insegna e dall’Africa si trasferisce a Milano, dove ottiene una cattedra di professore, senza avere peraltro molto successo, anche a causa dell’indisciplina dei suoi allievi. A Milano è vescovo il grande sant’Ambrogio di cui Monica, sua madre, è discepola, Grazie ad Ambrogio, Agostino si converte e riceve dalle sue mani il battesimo, il 24 aprile dell’anno 387. Ci racconta egli stesso la sua conversione: un giorno mentre era nel giardino… sentì la voce di un bambino che gli ripeteva: “Tolle, lege, tolle, lege”. Prendi il libro e leggi. Aprì San Paolo dove dice: “Comportiamoci onestamente… non nelle ubriachezze e nell’impurità…Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo” (Rm, 13, 13)

 Agostino venne come folgorato da quella Parola, come San Paolo sulla via di Damasco. Iniziò una nuova vita come cristiano. Tornò in Africa, fu ordinato sacerdote e poi consacrato vescovo di Ippona. Rimase tale fino alla morte, avvenuta il 28 agosto 430, mentre la città era assediata da Genserico, re dei Vandali.

Tra le tante opere di sant’Agostino ce ne sono due fondamentali: le Confessioni e la Città di Dio. Oggi parleremo delle Confessioni.

 Le Confessioni di sant’Agostino sono la storia di una conversione, di un itinerario verso l’assoluto

Oggi viviamo in un’epoca di smarrimento di certezze, di perdita di valori, di assenza di verità. Nessuno certo può dire di possedere la verità. Anche perché la verità non può essere posseduta da nessuno, casomai è la verità stessa ad impossessarsi di noi. Ma non possedere la verità non significa rinunciare a cercarla. E’ proprio questa ricerca che caratterizza l’uomo, che lo distingue dall’animale, privo di intelligenza e di libertà. Ma dove è la verità?

Ebbene, ci dice sant’Agostino, la verità non va cercata all’esterno, quasi che sia un’entità di cui ci si possa disinteressare. La verità può essere scoperta solo se si guarda dentro di noi. “Non uscire da te – scrive – torna in te stesso, nell’interno dell’uomo abita la verità. E se troverai mutevole la tua natura, trascendi anche te stesso” (cfr. De vera religione, 39). 

Bisogna dunque raggiungere il più intimo nucleo dell’io per trovare la verità, che è Dio, e finché l’uomo non l’ha trovata non sarà mai felice. “Tu ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te” (Confessioni, 1,1), scrive sant’Agostino nella celebre apertura delle Confessioni.

Agostino sperimenta però la sua incapacità a raggiungere questo Dio creatore dell’universo, da cui tutte le cose derivano (cfr. Conf. VII, 11, 17), con le sue sole forze: “Scorsi quanto in Te è invisibile, comprendendolo attraverso il creato, ma non fui capace di fissarvi lo sguardo” (Conf. VII, 17, 23). A Dio si arriva attraverso la Grazia di Cristo, perché, egli scrive, “la Verità spuntata dalla terra è Cristo, nato da donna … Cos’è infatti la Verità? Il Figlio di Dio” (Comm. al Salmo 84, 13). Cristo solo dice: “ ‘Io sono la via, la verità e la Vita’ [Gv 14, 6]. Se cerchi la verità, segui la via; perché la via è lo stesso che la verità. La meta cui tendi e la via che devi percorrere, sono la stesso cosa” (Comm. Vangelo Giovanni, 13, 4). 

Le Confessioni non sono un’autobiografia, né un libro di ricordi: sono, come dice il titolo, una confessione pubblica, rivolta però non a Dio, ma agli uomini. Agostino parla con Dio, ma si rivolge a tutti gli uomini. Non vuole nascondere nulla, nulla vuole tacere dei suoi errori, dei suoi peccati, dei suoi dubbi, delle sue esitazioni. Mette a nudo il suo cuore, nelle pieghe più segrete, e in questo ci è vicino.  

La sua storia individuale è la storia di tutti gli uomini, potremmo dire dell’anima umana. Le Confessioni è un libro che merita di essere letto e meditato.

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