Roberto de Mattei
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Il fucile di Khamenei e i cristiani di oggi
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Il fucile di Khamenei e i cristiani di oggi

L’immagine ha fatto il giro del mondo. Alla folla che si era radunata nella Grande Moschea di Teheran, per la commemorazione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, l’ayatollah Ali Khamenei si è presentato con un fucile al fianco. Il significato simbolico della scena è evidente. Khamenei, che è la “Guida suprema”, della Repubblica Islamica. vuole esprimere la sua determinazione a combattere ad oltranza il nemico che ha di fronte. Quale nemico? Sul suo profilo X Khamenei ha indicato “il regime sionista”, chiamando l’Islam all’unità in questa guerra. I Paesi islamici –  ha detto – hanno “un nemico comune. Il nemico dell’Iran è il nemico dell’Iraq, lo stesso nemico del Libano. Il nemico di tutti noi è lo stesso”.

Il nemico è certamente Israele, non il governo di Netanjahu, ma lo Stato di Israele, che deve essere spazzato via dalla Palestina. Si illuderebbe tuttavia chi pensasse che questa sia la meta ultima della guerra in corso. Il nemico comune di Khamenei e dei paesi islamici non è solo Israele, ma l’intero Occidente, di cui non solo i predicatori, ma gli storici e i politici islamici prevedono l’imminente collasso. E’ stato uno storico palestinese, dell’Università di Gaza, Ghassan Weshah a dichiarare alla Tv Al-Aqsa di Hamas, il 28 febbraio 2022, all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina, che gli Stati Uniti sarebbero crollati entro vent’anni, assieme a Israele (https://www.memri.org/reports/palestinian-historian-ghassan-weshah-war-between-russia-and-ukraine-small-compared-1956-suez). Ma il vero, l’antico nemico, è la Chiesa di Roma, Madre dell’Occidente. Yunis Al-Astal, un parlamentare di Hamas lo ha ribadito lo scorso anno: “Molto presto, per volontà di Allah, Roma sarà conquistata, proprio come lo è stata Costantinopoli e come è stato profetizzato dal nostro Profeta Maometto».  «Oggi – ha continuato – Roma è la capitale dei cattolici, o la capitale dei crociati che ha dichiarato la propria ostilità all’islam, questa loro capitale sarà un avamposto delle conquiste islamiche che si diffonderanno per tutta l’Europa e poi si sposteranno nelle due Americhe, e anche nell’Europa dell’est». Il deputato di Hamas ha spiegato come compiere proselitismo tra le nuove generazioni: “Credo che i nostri figli e i nostri nipoti erediteranno la nostra jihad e i nostri sacrifici e, se Allah vuole, i comandanti della conquista verranno da loro” ( https://www.ilgiornale.it/news/politica/conquistare-roma-minacce-predicatore-legato-ai-terroristi-2235170.html).

Le dichiarazioni del rappresentante politico di Hamas non vanno sottovalutate. Il destino che nelle sue speranze attende la città di Roma è il medesimo riservato agli israeliani nell’incursione dello scorso 7 ottobre che essi celebrano come una pagina gloriosa della storia dell’Islam. 

L’immagine simbolica di Khamenei è dunque una sfida non tanto ad Israele, che ha mostrato la sua decisione di difendersi con uguale determinazione del suo nemico, ma all’Occidente remissivo e codardo, e a una Chiesa cattolica, sempre più disorientata, che sembra aver perso la sua identità.

Certo nessuno potrebbe immaginare papa Francesco con un fucile accanto. Papa Francesco, oltretutto, ha fatto un mea culpa delle guerre combattute dalla Chiesa, proclamando un Vangelo pacifista in cui cade la distinzione tra guerra giusta e guerra ingiusta e la pace diviene un bene supremo e assoluto. Eppure non è sempre stato così e se l’atteggiamento del Papa attuale contraddice la storia della Chiesa, l’immagine che trasmette Khamenei non equivale a quella dei combattenti cristiani, ma ne rappresenta una caricatura.

La Chiesa infatti con altro spirito e con altra logica, senza ferocia o fanatismo, al di là dei possibili abusi, ha chiamato alla guerra santa, benedicendo nel corso della sua storia spade, fucili e cannoni.

Così accadde a Lepanto il 7 ottobre 1571, una grande vittoria militare dei cristiani, che l’Islam non ha dimenticato, come dimostra il fatto che ha scelto quella data per scatenare l’attacco di Hamas del 2023, così come aveva scelto l’11 settembre, vigilia della vittoria cristiana a Vienna del 1683, per il suo attacco alle Torri Gemelli del 2001. Le sconfitte dell’Islam devono essere vendicate, attraverso il Jihad, o “guerra santa”, la dottrina che impone ad ogni musulmano di estendere al mondo la sharia, la legge religiosa e politica di Allah. 

C’è dunque una guerra in corso, alla quale non ci si può sottrarre. Perciò all’immagine provocatoria dell’ayatollah Khamenei con il fucile rispondiamo con una preghiera dei Marines americani, chiamata Il credo del fuciliere (Rifleman’s Creed), che dice: “Davanti a Dio, giuro su questo credo. Io e il mio fucile siamo i difensori del mio paese. (Before God I swear this creed. My rifle and myself are the defenders of my country); e soprattutto rispondiamo con le litanie che un tempo si recitavano nel Rituale Romano per abbattere la potenza islamica: “Ut Turcárum (vel Mahometanórum, vel Haereticórum) conátus reprímere et ad níhilum redígere dignéris, R. Te rogámus, áudi nos.” (Rituale Romanum, Pauli V Pontificis Maximi jussu editum. Avenione. Typis Francisci Chambeau, 1783, pp. 287-293 e Preces dicendae in Litaniis tempore belli, pp. 310-312). “O Signore, affinché tu ti degni di reprimere e ridurre a nulla gli sforzi dei maomettani, ascoltaci, ti supplichiamo”

 Lo spirito combattivo dei cristiani sembra oggi scomparso, ma è un dono che giunge da Dio, attraverso le mani della Madonna, protettrice per eccellenza della Cristianità. 

E’ alla Vergine Maria che chiediamo questo dono, per la Chiesa e per l’Occidente, nel mese di ottobre a Lei dedicato e nei giorni in cui si ricorda non solo la strage di Hamas, ma anche la straordinaria vittoria di Lepanto.

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Analisi e commenti sull’attualità religiosa, politica e culturale.