Roberto de Mattei
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Il Martedì Santo
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Il Martedì Santo

Tra tutti i giorni della settimana di Passione, quello su cui forse meno si medita è il Martedì santo. Questo giorno però è importante ed intenso come pochi nella vita di Nostro Signore.

Tra tutti i giorni della settimana di Passione, quello su cui forse meno si medita è il Martedì santo. Questo giorno però è importante ed intenso come pochi nella vita di Nostro Signore. E’ il giorno infatti che chiude la sua predicazione pubblica. E’ l’ultima giornata apostolica di Gesù, osserva mons. Landucci, il giorno della sua ultima grande battaglia (Maria Santissima nel Vangelo, Edizioni Paoline, Roma 1954, pp. 332-337). Una battaglia che conosce tre fasi: due nel tempio, davanti alle turbe e la terza nel cammino del Monte degli Olivi, di ritorno a Betania con i soli discepoli.


La prima fase della battaglia si svolge nel Tempio e l’attacco parte dai nemici di Gesù. San Matteo riferisce che entrato nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: “Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?” (Mt 21, 23). All’autorità che Gesù aveva ricevuto dal suo Padre divino, i farisei e i sadducei contrappongono la loro autorità, che sentono messa in discussione e che rivendicano duramente.


Gesù non si sottrae alla controversia: inizia un serrato scontro dialettico con i suoi nemici, che si conclude con le sue terribili parole: “Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri? Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. Chi cadrà sopra questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà”. Udite queste parabole – continua il Vangelo – i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta” (Mt 43-45). “Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa, e tennero consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire. Ma dicevano: «Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo” (Mt 26, 3-5).


Gesù parla a viso aperto, i suoi nemici tramano nell’ombra, ma Gesù ne smaschera i piani passando al contrattacco. E’ la seconda fase dello scontro, quella che occupa tutto il capitolo 23 del Vangelo di Matteo e contiene la celebre invettiva di Gesù: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! (13-29); guai a voi, guide cieche (13, 16), che rassomigliate a “sepolcri imbiancati” (13, 27); “serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna?” (13, 33); e poi l’accorato lamento finale ““Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta! (Mt 23, 37-38).


Gesù ha già pianto su Gerusalemme due giorni prima, la Domenica delle Palme, vaticinando il suo castigo: “Verranno giorni su di te in cui sarai attorniata dai tuoi nemici e assediata da tutte le parti; e smantellata e abbattuta, senza che di te resti pietra sopra pietra; perché non conoscesti il tempo della visita fatta a te” (Lc 19, 42-44).
Nel terzo momento di questa densa giornata, che si svolge sulla via del ritorno a Betania, rispondendo ai discepoli, che da lontano ammiravano la grandezza del Tempio di Gerusalemme, Gesù dice loro “In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta” e preannuncia, con un linguaggio apocalittico, le tribolazioni della fine del mondo, di cui la distruzione del Tempio è prefigurazione.

Poi, sempre nelle parole di san Matteo il drammatico sigillo della giornata: “E finiti che ebbe questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli: voi sapete che fra due giorni è Pasqua, e il Figlio dell’Uomo sarà consegnato per essere crocifisso” (Mt 26, 1-2).
Sono parole che lasciano sgomenti i discepoli, che non ne comprendono a fondo il significato. Chi tutto comprende è la Vergine Maria. Nessuno più di Lei soffrì nel sentire queste parole, ma nessuno meglio di Lei comprese il significato salvifico di questo momento e lo accettò con un amore per Dio talmente immenso da superare il suo dolore. Fu anche in questo momento che Maria si rivelò come Corredentrice del genere umano. Maria, dice il Vangelo, conservava ogni parola di Gesù meditandola nel suo cuore (Lc 2, 19).

Le parole di Gesù sono parole di vita eterna e il Cuore Immacolato di Maria le ha conservate per l’eternità. E’ in Lei e con Lei che dobbiamo meditare la Passione di Gesù, attendendo il trionfo del suo Cuore Immacolato con la stessa fiducia in cui Lei, sola, nell’ora delle tenebre, attendeva la Resurrezione di Gesù Salvatore.

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