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Il messaggio pasquale dell’arcivescovo Sviatoslav Shevchuk. Capo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina.
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Il messaggio pasquale dell’arcivescovo Sviatoslav Shevchuk. Capo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina.

Il prossimo 13 maggio, per iniziativa della Fondazione Lepanto, si svolgerà a Roma una conferenza su Fatima, la Russia, l’Ucraina nell’ora storica attuale

L’importanza di questa conferenza non è data solo dal tema, ma dalla partecipazione, in collegamento diretto da Kyiv, di Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kyiv e Padre e capo della Chiesa greco-cattolica ucraina. 

L’arcivescovo Sviatoslav è il terzo successore del cardinale Josef Slipyi alla testa della Chiesa Cattolica Ucraina e come il cardinale Slipyi si è trovato ad affrontare una situazione di terribile prova e sofferenza per il suo Paese, ma anche per i cattolici ucraini. Quando si parla della guerra in corso tra la Russia e l’Ucraina, ci si sofferma troppo spesso su fattori geopolitici ed economici, dimenticando la portata anche religiosa del conflitto, che vede tra le sue principali vittime i greco-cattolici dell’Ucraina, diffusi, oltre che in Ucraina, anche in Europa e in America. 

Robert W. Shaffern, scrive su “The Catholic Thing” del 13 aprile: “Non ci si può aspettare che Vladimir Putin, vecchia conoscenza del KGB, abbia pietà dei cattolici bizantini dell’Ucraina. Sta già deportando gli ucraini dell’est e non tollererà una religione i cui aderenti riconoscono l’autorità del vescovo di Roma. La dominazione russa dell’Ucraina significa una catastrofe per il cattolicesimo bizantino. Il successo militare russo minaccia anche la sicurezza del cattolicesimo romano. Un’ Ucraina dominata dalla Russia allungherebbe il confine tra la Polonia e il suo antico nemico. La minaccia per la Lituania sarebbe notevolmente amplificata“.

La Chiesa greco-cattolica ucraina fa risalire le sue origini al battesimo di san Vladimiro nel X secolo. Lo ha ricordato Giovanni Paolo II nel suo discorso in San Pietro del 10 luglio 1988, in occasione del millennio di questo storico evento: “San Vladimiro fece battezzare il proprio popolo nel tempo benedetto, in cui la Chiesa di Cristo si estendeva indivisa dall’Oriente all’Occidente. Egli prese da Bisanzio i riti liturgici e le sacre cerimonie, ma nello stesso tempo, conscio della propria posizione e del proprio compito, perseverò fino alla fine nell’unità della Chiesa cattolica, coltivando con premura relazioni amichevoli con la Sede apostolica. Non pochi prìncipi dopo di lui continuarono a ricevere con i dovuti onori i Legati dei romani Pontefici”. I vescovi ucraini, che firmarono l’unione di Brest con Roma, nel 1595, “non ebbero mai la percezione di seguire, con tale atto, una rottura rispetto al loro passato. Al contrario: l’unione con Roma rappresentava ai loro occhi il ripristino della situazione ecclesiale dell’antica Chiesa di Kiev prima dell’infausta alienazione tra le Chiese d’oriente e d’occidente”.

La sofferenza, ma anche la capacità di risorgere dopo la sofferenza, ha sempre caratterizzato la storia della Chiesa ucraina, la più grande delle Chiese sui iuris in comunione con Roma. La Chiesa ucraina, celebra la Pasqua secondo il calendario giuliano, anche se di recente ha riformato il proprio calendario e in futuro celebrerà le feste fisse come il Natale secondo il calendario gregoriano. Quest’anno la Pasqua secondo il calendario giuliano cade una settimana dopo la Pasqua secondo il calendario gregoriano, il 16 aprile. 

Nel suo messaggio pasquale, l’arcivescovo Sviatoslav Shevchuk, ha affermato che la vittoria dell’Ucraina nel conflitto non dipende solo dalla sua capacità militare di resistere alle truppe russe, ma anche “dalla sua capacità sul fronte spirituale di aprirci alla potenza di risurrezione di Dio e di diventare uno strumento di guarigione e di pace nelle mani del Signore”.

Sua Beatitudine Sviatoslav ricorda che “nel corso dell’ultimo anno in ogni angolo dell’Ucraina e in vari paesi dei nostri insediamenti ci sono stati tanti traumi e dolore, tanti deportati e feriti, catturati e dispersi, tanti mutilati!”, e che il popolo si è sentito come Gesù abbandonato sulla croce. Ma nel giorno di Pasqua, aggiunge, “ci viene rivelato il grande mistero della vittoria della gioia sulla tristezza, della verità sulla menzogna, della gloria sull’insulto e sullo scherno, della luce sulle tenebre, del bene sul male, della vita sulla morte”. 

L’arcivescovo  ucraino mette in luce che “la fede nella Risurrezione di Cristo è alla base della nostra fede nella risurrezione di ogni persona”, e ricorda che “oggi Cristo risorto tende la sua mano, vivificante e ferita, all’Ucraina ferita, le Sue piaghe glorificate toccano le nostre piaghe dolorose che sanguinano ancora”. È Cristo, aggiunge, che tocca le nostre piaghe, infondendo “in noi la forza delle piaghe del Risorto, il respiro di Colui che ha vinto la morte e ha dato la vita a coloro che erano nei sepolcri”. E così “la luce della Risurrezione di Cristo trasforma la nostra tristezza e le nostre lacrime nella gioia pasquale, come avvenne con la tristezza delle donne portatrici di mirra presso il sepolcro vuoto del Salvatore”.  Nel giorno della Pasqua, “vediamo che ciò, che dal punto di vista umano è impossibile e senza speranza, diventa vittorioso, si trasforma nella glorificazione di Colui che, aprendoci le porte del paradiso, ci dona la vita eterna”.

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