Roberto de Mattei
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Il pianto di don Bosco e l’ora della verità
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Il pianto di don Bosco e l’ora della verità

Tra le migliaia di viaggiatori che affollano ogni giorno la stazione Termini di Roma, qualcuno, prima di partire, usa sostare nella adiacente basilica del Sacro Cuore, in via Marsala. La chiesa fu voluta da Pio IX, che nel 1870 pose la prima pietra del nuovo edificio; ma a causa dell’annessione di Roma al Regno d’Italia i lavori si interruppero ben presto. Nel 1880 Leone XIII che aveva verso don Giovanni Bosco (1815-1888) la stessa stima e devozione del suo predecessore, lo chiamò e gli affidò il difficile compito di trovare i fondi per finire la costruzione della chiesa. Don Bosco non si tirò indietro, malgrado l’età, la salute cagionevole e le gravi difficoltà economiche della sua congregazione. Qualcuno immagina i santi immersi solo nelle cose divine, privi di problemi materiali Non è così, Davanti a difficoltà apparentemente insormontabili i santi vanno avanti, con un abbandono alla Divina Provvidenza che permette loro di superare ogni difficoltà. Grazie alla tenacia di san Giovanni Bosco la costruzione poté essere ripresa e portata a termine dall’architetto Francesco Vespignani nel 1887. 

Don Bosco durante la sua ventesima e ultima permanenza nella Città eterna, dal 30 aprile al 18 maggio 1887, in occasione della dedicazione del Tempio del Sacro Cuore di Gesù, risiedette in alcune piccole stanze site sul retro della basilica, oggi note come “camerette di don Bosco,” molto suggestive da visitare. Lo spazio, che oggi è raccolto in una sola stanza era allora suddiviso in due piccole camere separate da una parete. La prima stanza veniva utilizzata da don Bosco come studio per il ricevimento di quanti desideravano incontrarlo. La stanza attigua era attrezzata come camera da letto, con l’aggiunta di un altare ad armadio per la celebrazione privata della Messa da parte del santo, ormai molto affaticato e in condizioni precarie di salute. Qui don Bosco operò due prodigiosi interventi, che contribuirono a confermare la fama di “santo”, ancora vivente: liberò dalla sordità un seminarista, che vedeva compromessa la sua vocazione da questo difetto fisico e guarì, sull’istante, una signora che da molti anni aveva un braccio paralizzato.

Ma è di un altro miracolo che vogliamo parlare. Siamo verso la fine della vita di don Bosco. Egli si trova a Roma il 14 maggio 1887 per la consacrazione della Chiesa del Sacro Cuore. Le Memorie di don Bosco raccontano così l’episodio: Quella mattina Don Bosco volle scendere in chiesa per celebrare all’altare di Maria Ausiliatrice. Non meno di quindici volte durante il divin sacrifizio si arrestò, preso da forte commozione e versando lacrime. Don Viglietti che lo assisteva, dovette di quando in quando distrarlo, affinchè potesse andare avantiChi non avrebbe desiderato saper quale fosse stata la causa di tanta emozione? Don Viglietti, quando lo vide ritornato nella sua calma abituale, glielo domandò. Rispose: – Avevo dinanzi agli occhi viva la scena dì quando sui dieci anni sognai della Congregazione. Vedevo proprio e udivo la mamma e i fratelli questionare sul sogno… – Allora la Madonna gli aveva detto: – A suo tempo tutto comprenderai. Trascorsi ormai da quel giorno sessantadue anni di fatiche, di sacrifizi, di lotte, ecco che un lampo improvviso gli aveva rivelato nell’erezione della chiesa del Sacro Cuore a Roma il coronamento della missione adombratagli misteriosamente sull’esordire della vita. Dai Becchi di Castelnuovo alla Sede del Vicario di Gesù Cristo com’era stato lungo e arduo il cammino! Sentì in quel punto che l’opera sua personale volgeva al termine, benedisse con le lacrime agli occhi la divina Provvidenza e levò lo sguardo fiducioso al soggiorno dell’eterna pace in seno a Dio.

A sinistra dell’altare del pianto, sormontato da un grande quadro che raffigura Maria Ausiliatrice, la vincitrice di Lepanto, c’è una lapide in cui leggiamo: “San Giovanni Bosco celebrando l’eucarestia in questo altare il 16 maggio 1887 fu visto arrestarsi e piangere molto volte, Contemplava con un miracoloso sguardo d’insieme il vasto panorama della sua vita racchiuso nelle parole dettegli dalla Madonna nel sogno dei nove anni: A SUO TEMPO TUTTO COMPRENDERAI”.

In tutta la sua vita don Bosco aveva sempre cercato di fare la Volontà di Dio, anche non comprendendo la strada che il Signore gli tracciava. Ora quella strada gli era miracolosamente chiara e don Bosco piangeva di gioia e di commozione.  Il celebre “sogno dei 9 anni” gli svelava con pienezza il senso della sua lunga missione terrena. Il 18 maggio lasciò Roma, per morire all’alba del 3l gennaio 1888 a Valdocco, all’età di 74 anni. Il 2 giugno 1929 Pio XI lo beatificò, dichiarandolo santo il 1º aprile 1934, giorno di Pasqua.

Tante cose che nella nostra vita giungono inaspettate e sembrano inspiegabili, lontane o contrarie ai nostri desideri, rivelano il loro senso solo alla fine della nostra vita. Se non prima, come accadde miracolosamente a don Bosco, tutto ci sarà chiaro nell’ora della nostra morte. L’ora della morte è l’ora della verità, in cui capiremo ciò che ora ci è impossibile capire, ma anche ciò che potevamo, che dovevamo capire e che non abbiamo voluto capire, quando abbiamo rifiutato la verità, che è Dio stesso, misterioso al nostro sguardo ma sempre presente nella nostra vita. La nostra vita non è guidata dal caso, ma da una miracolosa trama di eventi disegnata da Dio, che chiede solo il nostro abbandono alla Divina Provvidenza. 

La richiesta che ognuno di noi può fare, inginocchiandosi ai piedi dell’Ausiliatrice è quella di fare sempre e solo la Volontà di Dio, anche non comprendendola, per poter piangere un giorno, come don Bosco, lacrime di gioia nell’ora suprema dello svelamento della verità.

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