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Natale, giorno di gioia, di lotta e di vittoria
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Natale, giorno di gioia, di lotta e di vittoria

Dom Prosper Guéranger, il grande abate di Solesmes e autore del celebre Anno Liturgico è l’autore a cui attingiamo per meditare nei giorni del Santo Natale. E dom Guéranger ci invita a cercare in questi giorni con il nostro pensiero soprattutto tre luoghi:

Il primo è Betlemme, la grotta della Natività, l’umile asilo che il figlio dell’Eterno, disceso dal Cielo, ha scelto per la sua prima residenza. Tuttavia cercheremmo invano oggi a Betlemme la beata mangiatoia che accolse il Bambino Gesù. Da tredici secoli essa ha lasciato quei luoghi ed ha trovato accoglienza nel centro della Cattolicità, a Roma.  La città sacra di Roma è dunque il secondo luogo del mondo che il nostro cuore deve cercare, e in questa città, il luogo che in questi giorni chiede tutta la nostra venerazione e tutto il nostro amore è la basilica di Santa Maria Maggiore che ospita la mangiatoia del Divino Infante, una delle più preziose reliquie della Cristianità.

Ma c’è un terzo luogo, un terzo santuario, che a Natale deve ospitare il divino figlio di Maria. Questo terzo santuario è in noi: è il nostro cuore. E questa la Betlemme che Gesù vuole visitare, nella quale vuole nascere e stabilirsi. Noi veneriamo Gesù nel santo presepio, ma egli viene a noi in quella mangiatoia che deve diventare il nostro cuore. Però, avverte dom Guéranger, “O soldato di Cristo, impara che bisogna combattere per meritare di avvicinarsi al divino bambino: combattere per conservare in sé la sua presenza piena di amore; combattere per arrivare al giorno beato che ti farà tutt’uno con lui nell’eternità”.

Combattere significa ricordare, anche nel giorno di Natale e in quelli successivi, che la vita cristiana è milizia sulla terra e che non c’è gioia, neppure quella sublime del Santo Natale, che sia inseparabile dalla sofferenza. Per questo Maria, che fu inondata di gioia nel dare alla luce il Redentore, fu anche inondata dal dolore, conoscendo le sofferenze che avrebbero accompagnato il suo Divin Figlio da Betlemme al Calvario, come prezzo da pagare per la salvezza degli uomini. 

E’ per questo che ogni cristiano deve essere pronto a dare la vita per Nostro Signore, come fecero quei cristiani di Nicomedia che il giorno di Natale dell’anno 303, sotto l’Imperatore Diocleziano, subirono il martirio ed ascesero al Cielo, mentre Gesù scendeva sulla terra.

Diocleziano e i suoi colleghi nell’impero avevano appena pubblicato il famoso editto di persecuzione che dichiarava alla Chiesa la più sanguinosa guerra che essa abbia mai subita. L’editto affisso a Nicomedia, residenza dell’imperatore, era stato strappato da un cristiano che pagò tale atto di santa audacia con un glorioso martirio. I fedeli pronti alla lotta osarono sfidare la potenza imperiale, continuando a frequentare la loro chiesa condannata alla demolizione. Si era giunti al giorno di Natale. Essi si raccolsero in numero di parecchie migliaia nel sacro tempio per celebrarvi un’ultima volta la Nascita del Redentore. A quella notizia, Diocleziano inviò uno dei suoi ufficiali con l’ordine di chiudere le porte della chiesa, e di appiccare ai quattro angoli dell’edificio il fuoco che doveva distruggerla. Quando tutto fu disposto, squilli di tromba si udirono sotto le finestre della basilica, e i fedeli intesero la voce del banditore che annunciava, da parte dell’imperatore, che quelli i quali volevano aver salva la vita potevano uscire, a condizione di offrire l’incenso sull’altare di Giove eretto davanti alla porta della chiesa; diversamente, sarebbero stati tutti preda delle fiamme. 

Un cristiano rispose a nome della pia assemblea: “Siamo tutti cristiani; onoriamo Cristo come unico Dio e unico Re, e siamo pronti a sacrificargli la nostra vita in questo giorno”. A tale risposta i soldati ricevettero l’ordine di appiccare il fuoco. In pochi istanti la chiesa fu un immenso rogo, le cui fiamme salivano verso il cielo, inviando in olocausto al Figlio di Dio, che si era degnato in quel giorno di iniziare una vita umana, l’offerta generosa di quelle migliaia di vite che rendevano testimonianza alla sua venuta in questo mondo. 

Dom Guéranger conclude: “Così fu glorificato, nell’anno 303, a Nicomedia, l’Emmanuele disceso dal cielo per abitare fra gli uomini. Uniamo, con la santa Chiesa l’omaggio dei nostri voti a quello di questi coraggiosi cristiani la cui memoria si conserverà, attraverso la sacra Liturgia, sino alla fine dei secoli”. 

Facciamo nostre le parole di dom Guéranger, aggiungendo alla memoria che ci trasmette un’altra da conservare nel nostro cuore. Erano passati 10 anni esatti dalla terribile persecuzione di Diocleziano, che sembrava dover estirpare il Cristianesimo dalla faccia della terra, quando, nell’anno 313 dopo Cristo, l’Imperatore d’Occidente Costantino da Milano e quello di Oriente Licinio da Nicomedia proclamavano l’Editto che concedeva ai Cristiani la piena libertà di professare la loro religione. Una nuova Civiltà, la Civiltà cristiana nasceva. 

Di questa Civiltà siamo eredi e nel giorno di Natale alziamo le sue bandiere, pronti alla lotta.

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