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Papa Francesco, “l’invidia e la vana gloria”
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Papa Francesco, “l’invidia e la vana gloria”

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Papa Francesco, nell’udienza generale del 28 febbraio, ha dedicato la sua catechesi al tema “L’invidia e la vanagloria” (Gal. 5, 24-36).   

Nel saluto ai pellegrini di lingua spagnola il Papa ha raccomandato di meditare con frequenza durante questa Quaresima le Litanie dell’umiltà del cardinale Rafael Merry del Val (1865-1930), per combattere i vizi che ci allontanano dalla vita in Cristo. 

Non è la prima volta che il Papa si riferisce a questa celebre preghiera del cardinale che fu segretario di Stato di san Pio X. Lo fece nell’udienza del 13 giugno 2019, proponendo come “una specie di decalogo” le Litanie dell’umiltà, che aveva ripreso dall’agenzia “Corrispondenza romana”, citata nell’ultima nota del suo discorso.

La retta conoscenza di sé è la radice e la misura dell’umiltà. Il detto “conosci te stesso” era per i filosofi greci il fondamento della sapienza, ma per nessuna altra virtù, osserva il padre Cathrein, il conoscere sé stesso è più importante che per l’umiltà (L’umiltà cristiana, Morcelliana, Brescia 1931, pp. 35-37). Però i più grandi filosofi greci, come Aristotele, non hanno mai conosciuto l’umiltà, perché non hanno mai avuto il chiaro concetto cristiano della creazione dal nulla, e perciò non hanno mai raggiunto la completa chiarezza circa la vera natura delle relazioni dell’uomo con Dio. Creando l’uomo, Dio lo trae dal nulla e nel nulla l’uomo ricadrebbe, se Dio non lo mantenesse nell’essere in ogni momento della sua esistenza. Tutte le creature tornerebbero ad inabissarsi nel nulla, se Dio non le conservasse ininterrottamente nell’essere.  Come dice san Paolo, “Dio regge tutto con la parola della sua potenza” (Eb. I, 3). Poiché Dio ha creato dal nulla tutte le cose e le conserva, le guida e le governa, è Lui l’altissimo e assoluto padrone e signore del cielo e della terra. L’umiltà innalza il suo edificio sulla conoscenza del proprio nulla. 

La società in cui viviamo esalta il principio di auto-determinazione dell’uomo che è antitetico al concetto di umiltà. L’autodeterminazione è indipendenza da tutti e da tutto, mentre l’umiltà è un sentimento di profonda dipendenza da Dio, di fronte a cui l’uomo riconosce di essere un nulla.

Non basta però riconoscere teoricamente il nostro nulla dinanzi a Dio; bisogna viverlo nella pratica e le Litanie del cardinale Merry del Val ci aiutano a farlo. Se la retta ragione ci dice che siamo nulla in noi stessi, il nostro cuore deve amare il nascondimento e la dimenticanza di noi stessi, anche per la nostra profonda inclinazione al peccato, che ci deriva dal peccato originale. Per questo l’Imitazione di Cristo dice “Ama nesciri et nihil reputari” (L. I, c. 2, n. 3): “Desidera di essere ignorato e di essere ritenuto un nulla”.  

E’ questo un principio fondamentale della vita cristiana espresso dalle Litanie dell’umiltà,  con le quali chiediamo a Dio di essere liberati dai nostri desideri di onore e di gloria e dal timore di essere disprezzati e dimenticati  dal nostro prossimo. Nell’ultima parte delle Litanie, che esprimono il grado più perfetto di umiltà, chiediamo di ricevere la grazia di desiderare che gli altri siano amati, stimati e preferiti a noi in ogni cosa, per meglio inabissarci nel nostro nulla.

Ma ascoltiamo le parole del cardinale Merry del Val:

O Gesù! mite ed umile di cuore! Esauditemi.

Dal desiderio di essere stimato – Liberatemi, Gesù.

Dal desiderio di essere amato – Liberatemi, Gesù,

Dal desiderio di essere decantato – Liberatemi, Gesù.

Dal desiderio di essere onorato – Liberatemi Gesù.

Dal desiderio di essere lodato – Liberatemi, Gesù.

Dal desiderio di essere preferito agli altri – Liberatemi, Gesù.

Dal desiderio di essere consultato – Liberatemi, Gesù,

Dal desiderio di essere approvato – Liberatemi, Gesù.

Dal timore di essere umiliato – Liberatemi, Gesù.

Dal timore di essere disprezzato – Liberatemi, Gesù.

Dal timore di soffrire ripulse – Liberatemi, Gesù.

Dal timore di essere calunniato – Liberatemi, Gesù.

Dal timore di essere dimenticato – Liberatemi, Gesù.

Dal timore di essere preso in ridicolo – Liberatemi, Gesù.

Dal timore di essere ingiuriato – Liberatemi, Gesù.

Dal timore di essere sospettato – Liberatemi Gesù.

Che gli altri siano amati più di me – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!

Che gli altri siano stimati più di me – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!

Che gli altri possano crescere nell’opinione del mondo e che io possa diminuire – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!

Che gli altri possano essere impiegati ed io messo in disparte – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!

Che gli altri possano essere lodati ed io, non curato – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!

Che gli altri possano essere preferiti a me in ogni cosa – Gesù, datemi la grazia di desiderarlo!

Che gli altri possano essere più santi di me, purché io divenga santo in quanto posso – Gesù datemi la grazia di desiderarlo!

Queste litanie sono una risposta al narcisismo contemporaneo, cioè al bisogno sfrenato di ammirazione che si fonda sull’auto-inganno e su di una falsa rappresentazione della realtà, in cui l’esaltazione dell’Io si sostituisce alla gloria di Dio. 

Vivere nello spirito delle Litanie del cardinale Merry del Val significa vivere nello spirito del Vangelo, che ci ricorda: “chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».(Lc, 18, 14)

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