Roberto de Mattei
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Perché dobbiamo seppellire i morti
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Perché dobbiamo seppellire i morti

Seppellire i morti è una delle opere di misericordia della Chiesa. L’uomo è l’unico essere creato che ha coscienza della propria morte e seppellire le persone che vengono a mancare è un atto di carità cristiana, e di rispetto per i nostri defunti. L’inumazione è presente in tutte le civiltà antiche, tranne i popoli barbari, che praticavano il rito della cremazione o incinerazione dei defunti, cioè la distruzione dei loro cadaveri per mezzo del fuoco.

La Chiesa cattolica, nel corso della storia sconfisse la pratica funeraria dell’incinerazione. Bruciare il corpo di un defunto equivale a fargli subire una violenza inaudita, a distruggerlo secondo un modo che è contrario all’ordine naturale. La riverenza che si deve al corpo umano, anche dopo la morte, chiede che questo corpo sia lasciato intatto, che non sia distrutto violentemente, ma deposto piamente sulla terra, come un seme che un giorno rinascerà a nuova vita. 

Nel Credo noi professiamo che “Gesù morì e fu sepolto” e veneriamo come santi Nicodemo e Giuseppe di Arimatea che compirono con amore l’opera meritoria della sepoltura di Nostro Signore. Le catacombe furono i primi cimiteri della Chiesa, dove vennero raccolte e venerate le reliquie dei martiri. I cimiteri sono una delle espressioni delle radici cristiane della nostra società: sono luoghi di raccoglimento, di preghiera, di memoria e di affetti; luoghi che ci ricordano che il destino dell’uomo è eterno. E’ proprio per cancellare la verità del destino soprannaturale dell’uomo, che alla fine dell’Ottocento, soprattutto per iniziativa della massoneria, sorse un movimento organizzato a favore della cremazione. La cremazione in sé stessa non è direttamente contraria a nessuna verità rivelata o naturale e non costituisce un ostacolo alla risurrezione dei corpi, che avviene in ogni caso, quale sia stata la sorte del corpo del defunto, ma la Chiesa fin dal 1886 condannò la cremazione, anche per l’ideologia materialista e nichilista ad essa soggiacente.

Purtroppo oggi l’uso barbarico della cremazione si diffonde sempre di più anche tra i cristiani. Il numero degli italiani che sceglie la cremazione è in aumento. Nel 2021 a fronte di 709.000 decessi sono state eseguite circa 244.000 cremazioni, con una incidenza percentuale che supera il 34%. E mentre il Codice di Diritto Canonico del 1917 condannava la cremazione (n.1203), il Nuovo Codice del 1984 ne afferma la liceità (n. 1176). Il 25 ottobre del 2016 la Congregazione per la Dottrina della Fede nell’’Istruzione Ad resurgendum cum Christo, ha condannato però la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo oppure la conversione delle ceneri cremate in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti. Il 9 dicembre 2023, in risposta a due quesiti del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, il Dicastero per la dottrina della Fede ha comunicato che, in caso di cremazione,

“1)  è possibile predisporre un luogo sacro, definito e permanente, per l’accumulo commisto e la conservazione delle ceneri dei battezzati defunti, indicando per ciascuno i dati anagrafici per non disperdere la memoria nominale.

2) Inoltre, posto che venga escluso ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista e che le ceneri del defunto siano conservate in un luogo sacro, l’autorità ecclesiastica, nel rispetto delle vigenti norme civili, può prendere in considerazione e valutare la richiesta da parte di una famiglia di conservare debitamente una minima parte delle ceneri di un loro congiunto in un luogo significativo per la storia del defunto”. 

Il documento ecclesiastico più chiaro resta però l’’istruzione Cadaverum cremationis del 19 giugno 1926, del Sant’Uffizio. Questa istruzione, rivolta ai vescovi del mondo intero, dopo aver definito la cremazione un “ costume barbaro, che ripugna non solo alla pietà cristiana, ma anche alla pietà naturale verso i corpi dei defunti e che la Chiesa, fin dalle origini, ha costantemente proscritto”, esortava “nel modo più vivo i pastori del gregge cristiano a mostrare ai fedeli, di cui hanno la cura, che in fondo i nemici del cristianesimo vantano e propagano la cremazione dei cadaveri solo allo scopo di distogliere poco per volta le menti dalla meditazione della morte, di togliere loro la speranza della resurrezione dei morti e di aprire in tal modo la via al materialismo.  Di conseguenza, benché la cremazione dei corpi non sia in sé un male in assoluto e in certe congiunture straordinarie, per delle ragioni gravi e ben accertate di ordine pubblico, essa possa essere autorizzata, ed infatti lo sia, non per questo è meno evidente che la sua pratica usuale e in qualche modo sistematica, così come la propaganda in suo favore, costituiscono atti empi, scandalosi e perciò gravemente illeciti; è quindi a buon diritto che i Sommi Pontefici, a più riprese, e ultimamente ancora nel Codice di diritto canonico pubblicato recentemente, l’avevano disapprovata e continuano a disapprovarla”.

Al di là delle norme canoniche, che possono mutare, la Chiesa continua a raccomandarci di seppellire i morti, non di bruciarli. E anche papa Francesco, il 13 dicembre 2023, ha annunciato di voler essere sepolto nella basilica di Santa Maria Maggiore, non certo di essere cremato.

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