Roberto de Mattei
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La Festa della Regalità di Cristo
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La Festa della Regalità di Cristo

L’ultima domenica di ottobre si celebra, secondo l’antica liturgia, la festa della Regalità di Cristo, la seconda dopo l’Epifania. 

Nella festa dell’Epifania Gesù bambino si manifesta ai Re dell’Oriente e al popolo di Israele come “il Signore che tiene nella sua mano il regno, la potenza, l’impero” (secondo le parole dell’Introito della Messa dell’Epifania). I Re Magi impersonano nella grotta di Betlemme il potere temporale che si sottomette a Cristo, riconoscendolo come Signore del Cielo e della terra.  

Nella festa di Cristo Re che si celebra verso la fine del calendario liturgico la Chiesa proclama in maniera esplicita e solenne l’universale Regalità di Cristo invitando tutti gli uomini a intronizzare Gesù Cristo nei loro cuori e nella società intera.

La festa di Cristo Re fu introdotta da Pio XI con l’enciclica Quas primas dell’11 dicembre del 1925. In questo importante documento papa Pio XI spiega che la sovranità di Cristo sull’universo è fondata sull’unione ipostatica, per la quale Gesù Cristo ebbe la potestà, come Dio e come Uomo, su tutte le creature. Gesù Cristo è Re per diritto di nascita, essendo la divinità e la regalità intimamente connesse in lui, ed è Re per diritto acquisito, mediante la redenzione del genere umano.

Il principio della Regalità di Cristo è espresso anche dalle parole di Gesù: “cercate il Regno di Dio e la sua giustizia e il resto vi sarà dato in sovrappiù” (Mt. 6, 33; Lc. 12, 32). Il Regno di Dio che il Vangelo ci impone di cercare, non è diverso dal Regno di Gesù Cristo l’Uomo-Dio. Un Regno individuale, ma anche sociale, perché Dio ha creato l’uomo affinché egli viva associato ai suoi simili e la società umana ha un fine che non è diverso da quello di ogni uomo singolarmente considerato. 

Il Regno di Cristo dunque va cercato prima di tutto nella nostra anima, ma poi va esteso e irradiato attorno a noi, affinché trasformi la società intera. Gesù Cristo, d’altra parte, ha affidato alla Chiesa la missione di diffondere il Vangelo non solo agli individui, ma a tutte le genti, e l’instaurazione del Regno di Dio riguarda non solo le singole anime, ma il destino delle nazioni. Dunque anche i popoli, le comunità e gli Stati devono glorificare Cristo nelle loro usanze, leggi, e istituzioni. La Sacra Scrittura lo afferma: “tutti i Re della terra Lo adoreranno e tutte le nazioni Lo serviranno” (Salmi, 71, 10-11). E nella preghiera del Pater noster noi chiediamo a Dio: “venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà, come in Cielo, così anche sulla terra”. 

Il Regno di Cristo è strettamente connesso con quello della Beata Vergine Maria, perché Nostro Signore dando alla sua santissima Madre la missione di Mediatrice di tutte le grazie, l’ha resa causa prossima della nostra santificazione e di quella della società intera. Maria è Regina perché Re, in quanto Uomo-Dio, è il suo Figlio Gesù ed è Regina, perché, in quanto Corredentrice, partecipa della Regalità di Cristo. E se è vero che il Regno di Dio non è diverso da quello di Cristo, è altrettanto vero che il Regno di Cristo non è diverso dal Regno di Maria.

Per questo il trionfo del Cuore Immacolato di Maria annunciato dalla Madonna a Fatima sarà l’instaurazione del Regno di Gesù e di Maria sulle anime e sulla società.

  L’appello del Vangelo “Cercate il Regno di Dio e la sua giustizia e il resto vi sarà dato in sovrappiù” è la meta più nobile di un cuore umano ed è anche una perfetta espressione di abbandono alla Divina Provvidenza, contenuta in quel “sovrappiù” che non va cercato, ma che sarà ricevuto da coloro che antepongono il Regno di Dio a ogni altro interesse terreno.

L’aspirazione al Regno di Gesù e di Maria sulla terra, che anticipa e prefigura quello celeste, non è un’utopia, ma un ideale che con l’aiuto della Grazia può e deve essere realizzato. Questa certezza si fonda anche sul fallimento storico, che è sotto i nostri occhi, di una società, come quella odierna, che ha voltato le spalle a Gesù Cristo e alla sua giustizia. Le macerie morali del nostro tempo rischiano di trasformarsi in macerie anche materiali mentre divampa nel mondo una vera e propria “guerra del caos”. Il caos che minaccia di travolgerci è il capovolgimento dell’ordine e non c’è altro ordine duraturo sulla terra di quello naturale e divino,

Nessun momento è migliore della Festa di Cristo Re per rinnovare la nostra speranza nella realizzazione dell’ordine e della vera pace che Gesù è venuto a portare sulla terra, attraverso la sua santissima Madre Maria. “Allora finalmente – esclama Pio XI nella sua enciclica Quas Primas,– cadranno dalle mani le spade e le armi, quando tutti accoglieranno volenterosi il regno di Cristo e gli ubbidiranno, quando ogni lingua confesserà che il Signore Gesù Cristo è nella gloria di Dio Padre”.

Pio XII nell’enciclica Summi Pontificatus del 20 ottobre 1939, pubblicata alla vigilia della festa di Cristo Re, affermava che solo il riconoscimento della Regalità sociale di Cristo avrebbe potuto far ritornare l’uomo a quel grado di civiltà di cui aveva goduto l’Europa cristiana medioevale. “Il riconoscimento dei diritti regali di Cristo e il ritorno dei singoli e della società alla legge della sua verità e del suo amore sono la sola via di salvezza”.  

Questo principio valeva nel 1939 a poche settimane dallo scoppio della Seconda guerra mondiale e vale in un’epoca come la nostra in cui ci si illude di trovare la pace senza cercarla prima di tutto nel Regno di Dio e nella sua giustizia. 

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