La notizia ha suscitato scandalo e indignazione. L’11 maggio 2022 è stato arrestato dalla polizia di sicurezza nazionale di Hong Kong il cardinale Joseph Zen, la figura di maggior spicco della Chiesa cinese. Il cardinale che ora ha 90 anni è nato a Shanghai, ma durante la guerra civile in Cina, per sfuggire alla tirannia comunista si rifugiò a Hong Kong, un tempo colonia Britannica, oggi dipendente da Pechino. Nel 2002, dopo la morte del Cardinale John Baptist Wu, divenne vescovo di quella città e nel 2006 fu creato cardinale da papa Benedetto XVI. Oggi vive modestamente nella residenza dei Salesiani di Hong Kong, ma non ha mancato negli ultimi anni di far sentire la sua voce,
L’arresto è motivato dalla presunta violazione della nuova Legge per la sicurezza nazionale, imposta a Hong Kong da Pechino, a seguito delle manifestazioni di protesta del 2019 contro le autorità filocomuniste. Il cardinale Zen era uno dei cinque amministratori di un Fondo con cui erano stati aiutati i manifestanti democratici nel pagamento delle spese legali o sanitarie che dovevano affrontare. “Le persone interessate sono sospettate di cospirazione per collusione con Paesi stranieri o forze straniere per mettere in pericolo la sicurezza nazionale, un atto di natura grave”, ha affermato l’Ufficio commissariale che rappresenta il ministero degli Esteri cinese a Hong Kong.
Dopo il suo arresto, il cardinale è stato rilasciato grazie al pagamento di una cauzione. Perché dunque arrestarlo, considerata anche l’età? Il regime comunista cinese ha innanzitutto voluto mandare un messaggio chiaro per fare comprendere chi comanda a Hong Kong.
“L’arresto del cardinal Zen è un atto del tutto politico, dimostrativo, intimidatorio e oso dire, anche piuttosto disumano” ha affermato padre Gianni Criveller un missionario del Pime che a Hong Kong ha collaborato a lungo con il cardinale Zen. “Zen è stato rilasciato su cauzione, ed è umanamente un sollievo perché non dobbiamo immaginarlo in una cella carceraria. Ma l’insopportabile gravità dell’arresto rimane: ci sarà un processo, accuse odiose e mirate al discredito di una persona nobile e generosa”. “A Hong Kong non potrà andare meglio nei prossimi mesi ed anni”, ha aggiunto padre Criveller”. “Lo schema del progressivo controllo da parte del regime era già stato attuato in Cina: prima eliminare i nemici politici; poi quelli economici; poi quelli culturali ed infine le religioni. Mesi e anni ancora più difficili attendono la Chiesa cattolica di Hong Kong”.
Il cardinale Joseph Zen è chiamato “la coscienza di Hong Kong”, perché è da sempre la voce critica di Hong Kong, sia sull’accordo segreto fra Cina e Vaticano, sia sul regime comunista cinese. «Sono la voce dei senza voce – disse nel 2016 – non solo per protestare contro le autorità comuniste. Lo sono anche per fare certe domande alle autorità romane. In questi anni, continuamente sono stati posti atti direttamente contro la dottrina e la disciplina della Chiesa: vescovi illegittimi e scomunicati che pontificano solennemente, che conferiscono l’ordine sacro anche più di una volta; vescovi legittimi che prendono parte a consacrazioni episcopali illegittime fino a quattro volte e la partecipazione quasi totale dei vescovi della comunità ufficiale all’Assemblea dei Rappresentanti dei Cattolici Cinesi. Non si è sentita la voce da Roma. I nostri fratelli in Cina non hanno forse il diritto di meravigliarsi e fare domande?».
In una lettera al collegio cardinalizio del 27 settembre 2019 il porporato cinese ha accusato la Segreteria di Stato di incoraggiare «i fedeli in Cina a entrare in una Chiesa scismatica (indipendente dal papa e agli ordini del partito comunista)», concludendo con una domanda drammatica «possiamo assistere passivamente a questa uccisione della Chiesa in Cina da parte di chi dovrebbe proteggerla e difenderla dai nemici?».
L’arresto del cardinale Zen scatena però sui rapporti tra Roma e il Vaticano, una tempesta altrettanto grave di quella scatenata dall’appoggio del Patriarca di Mosca Kiril alla guerra di Putin.
Il progetto ecumenico di papa Francesco, che aveva il suo perno nella collaborazione con il patriarca di Mosca Kiril, è clamorosamente naufragato dopo il suo pubblico appoggio all’invasione russa dell’Ucraina. Ma la vicenda del cardinale Zen rappresenta un disastro non minore per l’Ostpolitik vaticana che negli ultimi anni ha cercato ad ogni costo di arrivare a un accordo diplomatico con la Cina comunista. La mano tesa del Vaticano verso la Cina non ha avuto alcuno effetto positivo come non lo ebbe la mano tesa della Santa Sede verso il regime sovietico prima della sua caduta.
A Fatima nel 1917 la Madonna aveva predetto che la Russia avrebbe diffuso nel mondo i suoi errori. Il comunismo non è morto ed è rappresentato in Russia dai due ex-colleghi nel KGB Putin e Kiril e in Cina dal presidente Xi Jinping e dalla sua nomenklatura.
Gli errori del comunismo si diffondono con i carri armati, i missili e le portaerei. Che cosa accadrà se all’invasione russa dell’Ucraina seguirà quella dell’isola di Taiwan?
L’arresto del cardinale Zen è anche un messaggio preoccupante che la Cina lancia al mondo.
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